di Rita Bosso
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Il virus della creatività deve averlo inoculato papà Filippo, che dal legno ricavava mobiletti, utensili, giocattoli; poi ogni figlia ha proseguito per suo conto, individuando il materiale e le forme espressive più congeniali: Gioconda si è dedicata al vetro, Ornella ha seguito corsi di ceramica ed è infine approdata alla pittura sui sassi. L’esposizione delle loro opere a Ponza, in una sala comunale, qualche anno, fa ebbe risultati lusinghieri.
“C’era a Zannone, come peraltro presso ogni faro, un locale adibito ad officina con un grande tavolo da lavoro dotato di morse, pialle, seghe e trapani da far invidia ai laboratori dei maestri-falegnami di Ponza come quelli di Salvatore Pacifico, Silverio Tricoli e Ciro Iacono. Così negli anni vissuti a Zannone mi era capitato di assistere alla realizzazione di barche in cui erano particolarmente bravi i fratelli Francesco e Filippo Vitiello, o alla costruzione di sedie sdraio e scale in cui si era specializzato mio padre” scrive Enzo Di Fazio, e rende meravigliosamente l’atmosfera serena e operosa che si respirava nelle varie case dei fari. Il Filippo Vitiello, fanalista, specializzato nella costruzione di barche, era appunto il papà di Ornella.
Ornella si dedica alla decorazione di sassi, rigorosamente provenienti da Palmarola perché, dice, “i colori, la forma, la superficie vellutata dei sassi di Palmarola sono unici”.
Il rock-painting si colloca tra la pittura e la scultura; l’artista usa le tecniche e i materiali della pittura ma, sfruttando ed esaltando le curvature della superficie, esce dalla bidimensionalità della tela.
Ornella Vitiello realizza un suo personale bestiario popolato prevalentemente di gufi e di gatti; la scelta di questi ultimi come soggetti non richiede spiegazioni se non quella fornita da Neruda:
El gato,
sólo el gato
apareció completo
y orgulloso:
nació completamente terminado,
camina solo y sabe lo que quiere.
Per il gufo, invece, bisogna addentrarsi nell’antropologia locale: non suscitano simpatia gli occhioni scrutatori ed enigmatici, la rapacità tanto più pericolosa in quanto notturna; “Pare ‘nu bafariello” si dice di persona immobile ed indecifrabile, che osserva gli altri e non agisce, se non al buio; “persona vigile ed attenta ad ogni cosa”, secondo Ernesto Prudente (Alfazeta – Voci del dialetto ponziano).
La tavolozza di Ornella usa colori naturali per il piumaggio degli uccelli, per i peli dei gatti e dei cani; è invece un’esplosione di colori squillanti per i pesci, rappresentati in modo meno naturalistico, più fantasioso.
Se la forma deve essere compressa entro i limiti naturali del sasso, il gatto deve essere necessariamente acciambellato e l’orecchio non può che essere piegato; nell’uso del colore Ornella si sbizzarrisce e, nei pochi centimetri che ha a disposizione, rende con maestria il passaggio della luce sul corpo dell’animale: lascia completamente in ombra la sommità, si diffonde dolcemente sui fianchi, centra la testa per restituire l’incanto dello sguardo felino.
Fonte: Ponza Racconta – http://www.ponzaracconta.it/2014/04/21/cronache-dallo-stracquo-19/