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LUIGI MARIA DIES - Uomo e Sacerdote - Biografia essenziale (3) - Ass. Cala Felci

LUIGI MARIA DIES – Uomo e Sacerdote – Biografia essenziale (3)

Continua la biografia di Mons. L.M. Dies, ecco la terza parte:

3. Il dopoguerra, la lotta politica
L’isola, come il resto del paese, era uscita distrutta dal periodo bellico. La povertà era diffusa. La pesca e l’agricoltura, quest’ultima come attività integrativa, erano le uniche risorse della popolazione isolana. Qualcosa arrivava dalle rimesse degli emigrati in Nord America (USA e Canadà), mentre poco c’era da sperare da quelli emigrati in Sud America (Argentina) che avevano difficoltà per loro stessi. C’era poi l’attività mineraria della SAMIP fonte, sia pure limitata, di risorse economiche per gli abitanti di Le Forna.

Il turismo era ancora nella mente di Dio.

In quei primi anni del dopoguerra, e fino alla metà degli anni ’50 , riprese forte la corrente dell’emigrazione, quasi esclusivamente verso il Nord America, contando nel “ atto di richiamo” nei vari parenti che già erano emigrati prima della guerra.
Si calcola che nei primi sette anni del dopoguerra ci fu un esodo medio da Ponza di circa 400 persone all’anno. Una cosa veramente impressionante. A partire erano principalmente i giovani maschi in cerca di un lavoro, ma anche gli anziani per raggiungere i figli e nipoti negli U.S.A e per sfuggire alla vita grama di Ponza nell’immediato dopoguerra.
La vita a Ponza era durissima!
Ad un certo punto sembrò addirittura che l’isola dovesse tornare ad essere luogo di confino. Verso la fine del 1945 infatti vennero inviati a Ponza Finocchiaro Aprile, esponente del movimento separatista siciliano ed alcuni suoi compagni di fede. Per fortuna nella primavera successiva i separatisti siciliani se ne andarono e l’isola tirò un sospiro di sollievo.
Comunque nonostante queste difficoltà la vita lentamente riprendeva e a Ponza come in tutto il paese scoppiò la passione politica. Don Luigi Dies , prete totalmente pre-concilio Vaticano II, di ferrea formazione gesuita, partecipò con convinzione a questa stagione fortemente politicizzata della vita dell’isola dalla parte della Democrazia Cristiana in versione fortemente anticomunista.

Si sentiva difensore di Cristo contro l’anticristo rappresentato dal comunismo. La sua era una convinzione profonda e certamente in buona fede, ma che gli procurò diversi dispiaceri e non contribuì certo a rendere serena la vita della piccola comunità isolana.

Dalla fine della guerra e per circa dieci anni, netta era la distinzione tra i socialcomunisti, nemici della fede e i democristani, il popolo di dio. Non vogliamo tranciare giudizi, Noi allora eravamo chierichetti che frequentavano la parrocchia, servivamo la messa e cantavamo le lodi a Maria, sotto la guida autorevole e amorevole di don Luigi, il nostro giudizio sarebbe di parte.

Ci sforzeremo comunque di raccontare i fatti cosi come ci sono noti, cercando di tenere presenti le ragioni di entrambi gli schieramenti.

Di lui,Silverio Corvisieri, parlamentare comunista, nel suo libro “All’isola di Ponza”,
dice: “…Abbiamo più volte accennato alla figura di don Luigi Maria Dies. Occorre spendere qualche altra parola perché egli dal 1939 fino agli inizi degli anni sessanta (Dies andò via da Ponza nel 1959 n.d.a.) forse fu il maggiore protagonista della vita isolana, certamente quello più influente nel tentativo di bloccare prima, e frenare dopo, il risveglio politico culturale dei ponzesi…”.

Dies era sicuramente preoccupato della diffusione del comunismo, ma era deciso a combatterlo con le armi di cui disponeva.
Leggiamo dalle Cronache Parrocchiali :
(Benedizione Pasquale delle case 21 Aprile 1945)
…Dopo la vittoria della Democrazia Cristiana, domenica 7, alle elezioni amministrative, l’odio dei rossi è divenuto furore. Prego per essi ma non li temo. Benedico poche case.

( Festa del Corpus Domini del 31 Maggio 1945):

alle ore 9 S.Messa solenne cantata dalla gioventù maschile. Processione solennissim con musica. Il pallio lo sorreggevano i… comunisti, poveri figli preoccupati di dimostrare che non c’entra la loro fede col movimento della loro politica.
…Anzi ad un giovane che col distintivo comunista voleva confessarsi e comunicarsi ho parlato chiaro e gli ho fatto togliere quel falso emblema di civiltà bugiarda. Molti odii mi sono conciliato ma la verità è Dio e Dio soprattutto. Del resto ho la speranza che metteranno senno questi poveretti: li ho affidati alla Madonna.

Col passare del tempo però la lo scontro si fa più duro:
Leggiamo da un suo memoriale del 17 marzo 1946:
… la lotta anti-socialcomunista mi porta ad impegnarmi fino all’eroismo per mettere in guardia le mie pecorelle. L’avv. L.S. ha avvelenato l’isola ed il demonio si serve bene di lui e P.M. dottissima nel comunismo per abbattermi e scompaginarmi la mirabile unità della parrocchia. …. Il popolo si scinde. I buoni si rinsaldano. Dio e la sua Santa Chiesa trionferanno. Io non ho più nome.
E ancora sotto la data del 30 maggio 1946:
Il principale esponente comunista dell’isola, tale F.M., noto per le sue bravure e dopo un solenne pranzo offese il Signore e il sentimento del popolo cristiano, la sera di Venerdì santo, dopo aver disturbato con altri la processione dell’Addolorata nella stessa sera, mandò la moglie perché io avessi in una apposita funzione – nel 22 c.m. – fatta la prima comunione ai suoi due figli. Mi rifiutai perché per tutti avevo stabilito il 30 maggio ed anache perché essendo quello che era non dovevo fare io una apposita funzione per i socialcomunisti.
Va dal Vicario Foraneo e ottiene quanto chiedeva. In corteo i socialcomunisti vanno alle Forna (sede del Vicario Foraneo n.d.a.) e tornano cantando. Avvertito l’Arcivescovo rimprovera fortemente il Vicario e approva il mio atteggiamento. Ma siamo alla vigilia del 2 giugno e le intense preghiere alla madonna speriamo ci diano pace e tranquillità.

Torniamo al libro di Corvisieri:

Egli fu portatore di una fede religiosa rimasta ferma all’età preconciliare e di idee politiche retrograde, quando non apertamente nostalgiche per il passato regime. Di certo fu uno di quegli italiani che del fascismo dettero un’interpretazione benevola e attribuirono tutte le disgrazie a qualche gerarca “infedele” al duce. In ogni caso fu dietro la sua spinta ideologica che nell’immediato dopoguerra il consenso elettorale si indirizzo soprattutto verso al Democrazia Cristiana, il partito monarchico e quello dell’Uomo Qualunque lasciando nettamente distaccati i partiti del movimento operaio…

Don Luigi emulo di don Camillo di Guareschi quindi? Sotto certi aspetti alcune volte viene quasi da pensarlo.

Vediamo che scrive nelle già citate cronache il 10 giugno1946( il riferimento è al referendum repubblica-monarchia del 2 giugno):

A mezzodì espongo l’immagine di S.Silverio. Tutti i colori in chiesa. Ponza è risultata Democristiana e Repubblicana. Al Comitato ( di S.Silverio) intervengono tutti. Io resto in chiesa. I rossi mi odiano ferocemente e mi attaccano su tutti i punti. Io penserò per la chiesa ed essi solo per l’esterno…..di essi non so n voglio sapere nulla affinché non si dica che sono sempre io a disgregare.

Di quel periodo è probabilmente una strofetta attribuita a Dies cantata sul motivo di Funiculì Fuliculà che faceva:

Punzese, statte accorte a ‘sti putiente:
Oi’ che fetiente!      2 v.
Te vonne fa’ ‘mbriacà de brode allesse:
Oi’ comme so’ fesse!!     2 v.

Nell’estate del 1949, Palmiro Togliatti, che l’anno prima era scampato ad un attentato venne a passare qualche giorno di vacanza all’isola di Ponza: Fu accolto come si conviene ad un grande leader politico. Le Poste disposero che l’ufficio postale mettesse a disposizione il servizio telegrafico 24 ore su 24. Il questore di Latina, con adeguato numero di poliziotti si portò sull’isola per accompagnare e scortare l’illustre turista.

togliatti a ponza

Fu ospitato all’EEA e coccolato dal suo proprietario Temistocle Curcio, noto comunista isolano. Non ci sono tracce nei memoriali di Dies di questo evento molto importante per l’isola in relazione allo scontro permanente tra le componenti marxiste della popolazione e le schiere di don Luigi. Ma qualcuno ricorda che il parroco in quei giorni si chiuse tra le mura amiche della parrocchia intensificando le preghiere per proteggere il suo gregge dal pericolo rosso.Togliatti all'EEA
Comunque lo scontro politico continuò. I gruppi si fronteggiarono in una lotta che per alcuni versi era figlia di quel tempo. Don Camillo e Peppone , sono si una geniale invenzione di Giovannino Guareschi , ma anche lo spaccato di quel periodo. A Ponza i comunisti cercavano di disturbare il parroco “ democristiano e reazionario” facendo parte del Comitato dei Festeggiamenti di S. Silverio, ma rimanendo fuori dalla comunità ecclesiale. Il parroco da un lato lascia il Comitato dall’altro si impegna sempre nelle vicende politiche con l’intento di portare il suo contributo al partito della Democrazia Cristiana. L’impegno di don Luigi nella politica locale contribuirà all’affermarsi sull’isola del partito di don Sturzo e De Gasperi a vantaggio di una classe politica che presto dimenticherà l’aiuto ricevuto ed entrerà in contrasto con Don Luigi.

Questo stato di cose, che col tempo si acuirà, probabilmente contribuirà ad influenzare la decisione di lasciare l’isola nel 1959.

4. Il viaggio in America
Abbiamo già detto che nel dopoguerra il “flagello” dell’emigrazione si abbattè sull’Italia e Ponza non ne fu risparmiata. Dice Osvaldo Baldacci nella sua opera Le Isole Ponziane Roma S.G.I.1954, che la sola comunità del ponzesi d’America contasse nel 1953 circa 3.000 unità. Tanti quanti erano gli abitanti di Ponza. Dies dunque non può rimanere indifferente a questa situazione. Oltre metà del suo gregge è oltre oceano. Le famiglie sono divise, le donne sole. Progetta il viaggio e lo fa con cura. Sceglie il periodo di San Silverio, va a celebrare la festa patronale con le Comunità Ponzesi di New York e Crystal City – Missouri- Scelta di alto valore simbolico volta a sottolineare la pariteticità delle due comunità parrocchiali quella isolana e quella americana. Portò con se una reliquia del Santo Patrono S. Silverio che donò ai suoi parrocchiani d’America. Perché questo era il concetto erano sempre suoi parrocchiani. Lo si evince chiaramente dal suo discorso di saluto a quanti vennero a riceverlo all’aereoporto di New York:
Ricordatevi bene tutti che per me voi siete sempre sull’isola di Ponza. Perciò vi dico di fare conto che io non sia disceso dalle nuvole con questo aeroplano ma che invece abbia lasciato la nostra parrocchia.(Il Messaggero , 3.10.53).
Il viaggio nel suo insieme su un vero trionfo a cominciare dalla solenne processione del 20 giugno 1953, nelle strade di New York (Bronx), dice a tale proposito sempre il già citato Il Messaggero: “ Monsignor Luigi Maria Dies, parroco di Ponza, per trovare marito in America alle sue belle isolane, ha fermato il traffico di New York.”
Visto che abbiamo toccato l’argomento dei matrimoni tra le ragazze rimaste sull’isola, dove certamente gli uomini da maritare scarseggiavano, per evitare di aggiungere stratificazioni ad una storia che io non ricordo direttamente perché troppo giovane, continuiamo a raccontarla con le parole dell’articolista de Il Messaggero, che se pur rispondenti ad una innegabile ricerca dell’effetto giornalistico, sono certamente il frutto di una lunga intervista con il protagonista Monsignor Luigi Maria Dies : “… I ponzesi d’America, infatti, in obbedienza al loro parroco di Ponza, non sposano altre donne ( è evidente l’esagerazione n.d.a.) che quelle della loro colonia o dell’isola lontana che don Luigi tiene sotto la sua vigile tutela, informando il promesso sposo lontano ( ‘o sposo ammericano) della condotta della sua futura moglie. Ogni tanto sbarca a Ponza, con gli ochi lucidi e le carte pronte per il matrimonio, un promesso sposo d’America che, appena disceso a terra, corre subito dal parroco. Ad attenderlo , insieme a don Luigi, c’è con la testa coperta da uno scialle variopinto(?), il cuore in tumulto e gli occhi bassi, la promessa, che l’emigrato o ha lasciato bambina o ha conosciuto soltanto in fotografia, iniziando poi con lei una corrispondenza tramite il parroco.
Il primo colloquio avviene in sacrestia. Secondo la prassi il matrimonio si celebra nel breve volgere di pochi giorni durante i quali i promessi sposi possono fare delle brevi passeggiate in barca da soli. L’ammericano voga e la promessa lo sta a guardare. Dopo quel breve tratto di mare… seguirà poi la traversata dell’oceano per il trasferimento della coppia in America. Di questi matrimoni don Luigi ne ha celebrato un paio di centinaia in pochi anni, come risulta dai registri.

bimba isolana- dies

Le belle isolane in età da marito guardano al loro parroco come ad un’ancora i salvezza. Senza di lui infatti la maggior parte delle ponzesi sarebbe destinata a rimanere senza marito:zitelle confinate nell’isola dalla quale gli uomini scappano – emigrano in America o si trasferiscono sul continente – appena sono in età di farlo.
Ma a “sistemare” queste isolane… ci pensa don Luigi. Basta una lettera del prete ed un marito compare al largo di Ponza. Nell’isola dicono che il parroco comanda “a bacchetta” quelli della colonia americana:. E questa frase risponde a verità: i ponzesi di New York sono legati al loro parroco da fortissimi vincoli di riconoscenza. “
La riconoscenza di cui parla l’articolista risale molto probabilmente al periodo – durante la guerra(1944) – in cui Don Luigi si inventò un Monte di Credito su Pegno intitolato: Opera S. Silverio “ L’Aiuto ai Bisognosi” – S. Silverio Papa e Martire presta ai suoi ponzesi il suo aiuto – a mezzo del quale molti ponzesi potettero sopravvivere ricevendo in prestito senza interessi e limiti di tempo delle somme a fronte del pegno dei loro oggetti preziosi (oro, argento, monili,vestiti, biancheria, mobili).
Le somme necessarie quasi certamente venivano dal Governo Alleato e dall’armatore Antonio Feola detto Tatonno Primo. Molti dei beneficiati da questa iniziativa di Dies sono poi emigrati in america ed hanno raccontato i fatti agli altri membri della comunità dei ponzesi d’america, accrescendo il prestigio e l’autorevolezza di Monsignore. Infatti prosegue l’articolista:” Per questa ragione don Luigi comanda a bacchetta a Ponza e in America, e non permette che i ponzesi di New York e dell’altra comunità di Crystal City sposino straniere “abituate al divorzio” ma le brave ragazze della sua parrocchia. Era proprio questo lo scopo della sua missione in America: rinforzare i vincoli tra emigrati ed isola natia facendone attraverso i matrimoni una sola parrocchia”.
Si tratta, come dicevano, forse di una forzatura giornalistica ma non del tutto priva di reale fondamento.
Certo fu un tentativo di mantenere unite le due comunità e difendere le tradizioni e la coltura e gli istituti sociali su cui si fondava la comunità originaria di Ponza, che in un certo senso e fino a quell’epoca era ad immagine e somiglianza della cultura e fede un po’ integralista e preconciliare di Monsignor Dies.
Rientrò in Italia il 28 Agosto del 1953, con molti dollari ed una nastro di magnetofono con registrate le voci dei ponzesi d’america. Il nastro gli fu sequestrato alla dogana in attesa di ordini superiori. Con i dollari diede inizio ad una serie di opere di abbellimento della chiesa. Tra l’altro comprò un armonium nuovo che inaugurò insieme ai suoi giovani la notte di Natale di quel 1953.
Il viaggio in America gli fece scoprire il registratore. Comprò subito un “Geloso” e dal quel momento ne fece un largo uso. E’ stato il mezzo principale con cui tutte le sue opere musicale sono giunte fino a noi. Spesso lo vedevamo piazzato sull’armonium specialmente nelle grandi occasioni: Novene dell’Immacolata, Accademie, Feste Natalizie, S.Silverio ed altre solennità. Dies conosceva la musica, aveva doti naturali, infatti già durante gli studi in seminario gli venne affidata la direzione della schola dei seminaristi. Non trascrisse sul pentagramma quasi nulla, perché la cosa probabilmente gli costava fatica e tempo che non aveva in quanto troppo impegnato in mille altre attività. Una parte delle sue composizioni furono trascritte dal fratello Salvatore ottimo musicista autodidatta. La scoperta del registratore gli fece abbandonare definitivamente ogni velleità di trascrivere sul pentagramma il suo cospicuo canzoniere.

(Continua)

 

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