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Amedeo u barbiere - Ass. Cala Felci

Amedeo u barbiere

                          Amedeo GUARINO fotografato da Giuliano Massari

di Rita Bosso

(Con questo ritratto di Amedeo, continuiamo la serie di Storie del Porto, sulla scia del successo del libro I RACCONTI DEL PORTO, in vendita a Euro 4)

Una delle insegne storiche sul corso di Ponza è quella del ristorante l’Aragosta, fondato da Amedeo Guarino.
Su Amedeo, barbiere prima, ristoratore poi, si sarebbe potuto scrivere un libro ed infatti l’architetto Giuliano Massari l’ha scritto. Nelle pagine ci sono tutti i protagonisti della Ponza di cinquant’anni fa ma Amedeo domina.

  La copertina del libro LA MIA ARAGOSTA di Giuliano Massari

Amedeo era un battutista formidabile e stava sempre in circolazione, seguito dalla fedele cagna Diana.
L’aneddoto più divertente lo raccontava Ernesto Prudente, che lo ha anche riportato in uno dei suoi libri. Prendete le battute fulminanti di Amedeo, aggiungete le capacità narrative di Ernesto, mescolate e ne esce un racconto esilarante: ‘U puorco e Amedeo. Lo pubblicheremo.

da sin: Giuliano Massari, Tommasino De Luca (seduto, con camicia blu), Amedeo (camicia bianca), Luigi Vitiello ‘u Pitt (camicia slacciata), Filomena Di Monaco

Di seguito, la testimonianza della figlia di Amedeo, Anna Guarino D’Arco.

Nella bottega da barbiere di  papà, che si trovava alla Punta Bianca di fianco alle scalette, gli affari andavano a gonfie vele: di barbe e capelli da radere ce n’erano in abbondanza tra confinati, militi, gente del paese. Ma nel 1939 Ponza cessò di essere terra di confino, poi venne la guerra e fu la crisi; nel dopoguerra Amedeo emigrò, andò a lavorare come cuoco nelle mense di fabbrica al Nord, affidò pennelli e rasoi a Biasiello. Io sposai Ciccio (Francesco D’Arco), il figlio di Biasello.

Amedeo scalpitava, voleva tornare al suo scoglio, voleva percorrere il corso cento volte al giorno, scambiare una chiacchiera con tutti.

A Ponza, in piazza, c’era l’unica bettola del paese, Zì Capozzi; Amedeo rilevò la licenza di commercio del negozio di alimentari Ferraiuolo ed aprì il suo ristorante, l’Aragosta, al numero 13 di corso Pisacane. Negli anni cinquanta e sessanta i primi turisti erano clienti fissi dell’Aragosta; l’avvocato Agnelli era un habituè.
Una sera l’avvocato entra, si guarda intorno ma in quel momento Amedeo, che lo conosce bene, non c’è; chiede un tavolo a Ciccio, mio marito, ma la risposta è che non ci sono posti.
Il pittore Tarchetti  chiama Ciccio al suo tavolo e lo rimprovera: “Ma tu hai capito chi hai mandato via? Quello è Agnelli”.
E Ciccio: “Eh, agnelli, piecuri … Se il posto non ci sta, non ci sta!”

 

               Amedeo con Filomena Di Monaco (Mamena), proprietaria del bar Tripoli.

Forse c’ero anch’io ma… dietro il banco dei gelati

RITA BOSSO

 

 

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