di Rita Bosso
Il tre settembre è l’ultimo giorno di stracquo; in serata c’è il vernissage nel giardino dell’hotel Santa Domitilla.
Gli artisti- otto STRAcquati, il fotografo e il cineoperatore- sono stremati ovvero STRAcchi.
la maga Circe di Michelino Iorizzo
L’allestimento delle opere realizzate in questi tre giorni e delle opere che Publia Cruciani ha presentato qualche sera fa è suggestivo, le luci del tardo pomeriggio avvolgono il giardino dell’albergo.
Monia Sciarra racconta di come è nata la sua passione per lo stracquo, poi cede il microfono a Gennaro Di Fazio e a Enzo Di Giovanni, “decisori politici” de Il mare di Circe.
Gennaro sottolinea il concetto della bellezza che salverà il mondo.
Enzo ricorda la figura di Paul Thek, artista americano che soggiornò a Ponza e praticò lo stracquo.
Monia chiama al microfono il direttore della rassegna Luca Calselli, il fotografo Rino Bianchi, gli artisti.
Uno dopo l’altro illustrano brevemente il senso di questa art-experience che sta per concludersi.
Tocca infine a me, che ho seguito le due edizioni de Lo Stracquo, tediato i lettori di Calafelci e di Ponzaracconta con la cronaca dei due eventi. In questi tre giorni ho chiesto agli artisti di percorrere la via del confino, di salire e scendere le tante scalinatelle del porto; il fotografo Rino ha scarpinato con me per i sopralluoghi, ha studiato le inquadrature migliori, ha fatto centinaia di scatti e molto dovrà ancora lavorare.
Ho chiesto ai dieci artisti di provare ad integrare nello stracquo la storia di Ponza.
Ho raccontato dei vecchi che hanno fornito testimonianze e documenti affinché capitoli della storia di Ponza venissero sottratti all’oblio; ho detto della loro generosità, del loro rigore, della loro pazienza.
Ho bussato alle porte di case (grazie Maria Rosaria, grazie Maria Civita), di ristoranti (grazie, Davide) affinché Rino potesse fotografare gli scorci più suggestivi.
Ho chiesto versi e bicchieri d’acqua; ci hanno offerto supervisioni e fichi appena colti (grazie Rita Morrone).
Dieci anni fa, con Gino Usai e Ponzaracconta, organizzammo una serata sul lanternino per parlare di confino. C’erano Ernesto Prudente, il cancelliere Giosuè Coppa, i figli del duca Camerini confinato a Ponza nel 1942. Rosa Galano aveva allora 92 anni e la pelle vellutata di una rosa; oggi ne ha 102, la pelle è la stessa ma non avrebbe senso riproporre il confino allo stesso modo. Tocca trovare un altro modo.
Non so cosa ne uscirà, proveremo a realizzare un catalogo che non sarà un libro d’arte né un libro di storia ma un luogo in cui arte, memoria, narrativa, antropologia, storia dialogano e si contaminano.
Cosa ne uscirà?
Ponza, continua ad aiutarci. E Tu, mettici la mano Tua.