Ancora una volta approfitto di alcune belle foto scattate dal mio amico Adriano Madonna, noto biologo marino, per parlare di un’altra creatura del mare e dello straordinario aumento del loro numero in quest’ultimi anni: LE MEDUSE.
Le meduse sono tra gli animali più antichi del pianeta. Si sono evolute allo stadio attuale circa 600 milioni di anni fa. Belle e misteriose: appaiono e scompaiono senza una ragione apparente. In questi ultimi anni sono tornate in massa.
Madusa Cassiopea, per la scienza Cotyloriza tuberculata, un bell’organismo con l’ombrella gialla e le braccia corte costellate di tubercoli coloratissimi. La cassiopea, una delle più vistose meduse del Mediterraneo, peraltro innocua, si è presentata forte di numerosi eserciti.
In tutto il mondo i pescatori, invece di pescare pesci, pescano meduse. In tutto il mondo i bagnanti, invece di trovare sollievo alla calura nelle acque marine, trovano dolorose punture. Perché? Per rispondere ci affidiamo alle parole del prof. Adriano Madonna: “La spiegazione non è difficile: in pratica, stiamo assistendo a una delle prime e più evidenti risposte del mare ai nostri maltrattamenti nei riguardi di Madre Natura (e troppe altre ce ne saranno!). In sintesi, è avvenuto questo: la rottura di qualche anello nella rete alimentare ha fatto sì che sia diminuito il numero dei competitori delle meduse, cioè di quegli organismi che si nutrono di meduse, come le tartarughe di mare e alcuni pesci, come, ad esempio, la tanuta, che fa scempio in particolare di quelle medusine violacee della specie Pelagia noctiluca. Inoltre, il riscaldamento delle acque ha ampliato il periodo di riproduzione di questi organismi. In sintesi, le meduse vengono mangiate meno e “fanno più figli” e tutto ciò spiega perché siano aumentate vertiginosamente di numero sia nel nostro Mediterraneo sia in altri mari del mondo.”
Carybdea marsupialis, organismo della classe dei cubozoi (Cubozoa), noto con il nome comune di vespa di mare, di origine atlantica e da diverso tempo presente in Mediterraneo (in particolare in Adriatico).
“Ho potuto verificare – aggiunge Madonna – che la tanuta (Spondyliosoma cantharus), quel bel pesce argentato simile al sarago, è un vero e proprio divoratore di meduse del genere Pelagia. Anche le tartarughe marine mangiano le meduse, tant’è che spesso confondono sacchetti di plastica con meduse e muoiono soffocate.Personalmente, sono dell’avviso che forse più della diminuzione del numero dei competitori, sulla forte proliferazione delle meduse giochi l’ampliamento del periodo riproduttivo, di cui può essere responsabile in prima battuta il riscaldamento delle acque, ma non si può escludere che vi sia anche qualche altro motivo attualmente sconosciuto e riconducibile alla rottura di equilibri biologici.”
Dei piccoli sugarelli che trovano riparo tra le braccia della medusa più grande del Mediterraneo la Rhizostoma pulmo detta anche polmone di mare. Può superare mezzo metro di diametro. Di solito è biancastra, con bordo blu. A volte può essere tutta blu. Anche lei ha grosse strutture, il manubrio, che pendono dal centro dell’ombrello. È innocua e bellissima.
Questa foto ci dà l’occasione di accennare al fenomeno del parassitismo ancora con le parole di Adriano Madonna: ” Quando, in una situazione di simbiosi, il vantaggio è univoco, si parla di parassitismo e in natura, sia nella sfera acquea sia in quella terrestre, i casi di parassitismo sono numerosissimi Tra quelli più evidenti e più facilmente verificabili in mare, osserviamo i sugarelli che cercano riparo dagli aggressori nell’ombrella e tra le braccia di alcune meduse, come il polmone di mare (Rhizostoma pulmo) e la cassiopea ( Cothyloriza tuberculata). Il sugarello è immune agli cnidociti della medusa che invece sono tossici per i possibili predatori.
Una fiatola (Stromateus fiatola) cerca protezione tra le braccia di una medusa
ma non è il solo: negli ultimi giorni di settembre di qualche anno fa, infatti, ho fotografato una fiatola (Stromateus fiatola), un pesce non troppo comune, compresso sui due lati come un sarago, che, al pari dei sugarelli, aveva cercato rifugio sotto l’ombrella di un grosso polmone di mare. La fiatola ha questa abitudine, ma una scena del genere è certo meno frequente di quella dei sugarelli in compagnia delle meduse. Inoltre, la fiatola che ho fotografato mostrava un’ampia ferita su un fianco, quindi si trovava in una situazione di inequivocabile difficoltà. Ci sono molti altri casi di pesci che vivono in simbiosi con celenterati dotati di organi venefici per ottenere da questi protezione, e in linea di massima sono tutti casi di parassitismo, poiché l’ospite non riceve alcun vantaggio dal simbionte.”Sugarelli tra le braccia di un polmone di mare (Rhizostoma pulmo)
Chiudiamo qui questa sommaria e non certo esaustiva carrellata sulle meduse e sul fenomeno del parassitismo, anche se sarebbe intessante parlare della simbiosi tra il pesce pagliaccio e l’attinia. Magari lo faremo la prossima volta.
Infine consentitemi di dedicare questo articolo ai miei nipotini Chris e Thom che così potranno ampliare le loro conoscenze marine e aggiungere le Meduse al grande cartellone con tutte le creature marine che hanno nella loro stanzetta. Cose da nonni.
fs
Nella foto di copertina la medusa PELAGIA NOCTILUCA, quella viola piccolina che fa male.