UNA STORIA DI GUERRA:
SALVATORE SCHIANO E LA MOTOCISTERNA “NAUTILUS”
Oggi 21 maggio cade l’anniversario della scomparsa di mio padre avvenuta nel 2005. Proprio in questi giorni l’amico Carlo Di Nitto mi ha inviato la foto della M/C Nautilus. Approfitto della coincidenza per raccontare un episodio significativo della vita passata sul mare di mio padre:
Durante l’ultima guerra, mio padre Salvatore Schiano classe 1911 fu imbarcato sulla motonave cisterna “Nautilus”. Essa stazzava 2070 tsl, era lunga 87,59 metri, larga 12,35 metri con un pescaggio di 7,15 metri e raggiungeva una velocità di 9 nodi.
Era stata varata il 30 luglio 1921 con il nome di Oberschlesien nei cantieri Krupp Aktien Gesellschaft di Kiel . Presentava la particolarità di essere stata costruita riutilizzando, unendoli in carena, gli scafi presistenti nonché gli apparati motori di alcuni sommergibili della disciolta Marina Imperiale tedesca in demolizione sugli scali degli stessi cantieri dopo la fine della Grande Guerra.
Consegnata all’armatore germanico “Hugo Stinnes – Seeschifffahht und Handel” di Amburgo, entrò in servizio nel settembre 1921.
Nel 1928 venne acquistata dalla Società Anonima Nereide di Genova, ribattezzata “Nautilus” ed iscritta con matricola 1508 al Compartimento Marittimo di Genova.
Il 18 dicembre 1940, a Napoli, venne requisita dalla Regia Marina ma non iscritta nel ruolo del Naviglio ausiliario dello Stato, per essere utilizzata prevalentemente in Adriatico per i collegamenti con l’Albania con equipaggio misto (militari e civili).
Nella tarda primavera del 1942, mentre si trovava in navigazione, senza scorta, dal porto albanese di Valona verso Bari, la nave venne attaccata da un sommergibile inglese in pieno giorno.
Quel momento mio padre – che era al timone della nave – lo ricorda così:
“Eravamo partiti da Valona da alcune ore con mare calmo e una leggera brezza di grecale. Il comandante, dopo avermi dato la rotta e raccomandato di tenere gli occhi aperti, si era da poco allontanato dalla plancia, non ricordo per quale motivo.
Ero solo in plancia, quando sentii l’uomo di vedetta sulla controplancia urlare: ”Pescecane a dritta, pescecane a dritta”. Abbandonai per un attimo la ruota del timone e mi precipitai sull’aletta esterna per vedere che succedeva a dritta. Vidi, a circa mille metri di distanza, un sommergibile in emersione e pochi istanti dopo, la scia di un siluro che si dirigeva verso di noi. Mi si gelò il sangue! Sapevo che in quei casi bisognava accostare sulla stessa rotta del siluro per ridurre la superficie del bersaglio. – Accosto a dritta o a sinistra?– Mi chiesi mentre tornavo di corsa verso timone. San Silverio, guidami! – pensai mentre davo tutta la barra a dritta, con l’intenzione di dare la prua al siluro.
La nave, non so perché, era lenta a rispondere al timone. Infatti per alcuni interminabili secondi proseguì nella direzione iniziale. Poi ubbidì al timone e di colpo cominciò a virare a dritta mettendo la prua verso la stessa rotta del siluro. La nave non aveva ancora completato del tutto l’accostata quando vidi il siluro, ormai vicinissimo, che puntava verso la nostra prua. Quando sparì alla mia vista chiusi gli occhi e mi aggrappai alla ruota per resistere all’impatto dell’esplosione che mi sembrava inevitabile. Ma non accade nulla. Quando dopo pochi secondi riaprii gli occhi lo vidi sfilare a sinistra della nave, innocuo verso il mare aperto dopo aver sfiorato la nostra prua.
Scampato pericolo! – pensai .
San Silverio ti ringrazio! – dissi poi a voce alta. –
Nel frattempo il comandante richiamato dal trambusto era tornato in plancia in tempo per vedere il siluro allontanarsi. Immediatamente ordinò il posto di combattimento. Il cannone di prora sparò anche un colpo, ma il sommergibile – per fortuna – rinunciò a proseguire l’attacco e sparì sott’acqua.
Il comandante si complimentò con me per la manovra eseguita e tutto l’equipaggio, in prevalenza ligure, mi festeggiò gridando “viva il napoliten che ci ha salvato!” mentre mi portavano in trionfo fino alla saletta mensa equipaggio dove consumammo buona parte del vino che c’era a bordo. “
Qualche mese dopo la nave fu destinata ad altre rotte lontane dall’Adriatico; Salvatore Schiano, che aveva la mamma e la sorella residenti Bari, decise di sbarcare. Fu la sua fortuna.
Il 13 ottobre 1942, il “Nautilus” era in navigazione da La Maddalena a Civitavecchia, dove avrebbe dovuto caricare carburante destinato al fronte libico. Verso le ore 14,50 a circa 4 miglia per 198° da Capo Figari (Sardegna nord orientale), fu silurata dal sommergibile britannico “Utmost”. Colpita a poppa, sul lato sinistro, la “Nautilus” cominciò a sbandare finché dopo essersi capovolta, alle ore 15.30, sollevando la prua fuori dall’acqua, si immerse di poppa ed affondò.
Nell’affondamento andarono dispersi tre marinai addetti al cannone di poppa, rimasti direttamente coinvolti nell’esplosione del siluro. Tra i diversi feriti. il secondo ufficiale Silverio Onorato di Ponza. Tutti i rimanenti 29 membri dell’equipaggio furono tratti in salvo dalle navi di scorta.
I tre dispersi, tutti militari, furono:
M/C Nautilus
- Giuseppe Polli, sottocapo cannoniere puntatore scelto;
- Antonio Riccardi, secondo capo cannoniere puntatore scelto:
- Camillo Saltori, cannoniere armaiolo
Onore ai caduti
FS
La foto di zi’ Schiano è di Filippo Conte