di Tobia Costagliola
Queste notizie di vita isolana riflettono un destino comune a tutte le comunità marinare e, in special modo, alle nostre comunità insulari già proiettate, per loro natura, oltre gli sconfinati orizzonti marini. Dal punto di vista antropologico, si tratta della creazione di un ciclo virtuoso acquisendo conoscenze ed esperienze che non vanno mai disperse, ma redistribuite alle nuove generazioni. Procida e Vivara, Ischia, Ponza, Ventotene, Palmarola e Santo Stefano, un gruppo di isole, grandi e piccole, chi più, chi meno distanti tra loro, hanno mantenuto, fin dalla notte dei tempi, rapporti di reciproca solidarietà e convivenza. Una solidarietà e dei rapporti, non necessariamente o adeguatamente conosciuti dalla Storia, ma che riemergono, in ogni occasione in cui si indaga e si approfondisce la memoria collettiva attraverso la ricerca nella memoria dei singoli. La Storia, nel bene e nel male, non è fatta solo da grandi, altisonanti e significativi eventi, ma anche dalla miriade di comportamenti umani che sono l’espressione più completa della antropologia di comunità operose e silenziose quali quelle che vivono a contatto col mare. A Procida, nel secolo scorso, qualcuno aveva avuto la perspicacia e la lungimiranza di utilizzare una istituzione nazionale che non poteva raggiungere ogni sito marinaro, per mettere a disposizione degli isolani “più lontani” il grande patrimonio di conoscenza ed esperienza tecnico professionale dei marittimi procidani che, altrimenti, sarebbe andato perduto. Fu questo lo spirito che animò il cuore e la mente di alcuni “esperti” e motivati procidani che, nel tentativo di ritardare o evitare la chiusura della Scuola Professionale Marittima, furono inviati in “missione” presso i siti più remoti, anche in “Sardegna”, dove le professioni marittime elementari mancavano di queste esperienze. Oggi, dopo, quasi due generazioni, sono ancora vive le testimonianze di un patrimonio che non è andato perduto e che ha contribuito al consolidamento di legami secolari tra gli isolani e l’utilizzazione e la diffusione delle esperienze nautiche acquisite. Molti di quei giovani ponzesi, pronti ad ogni sacrificio e disagio, pur di conseguire l’irrinunziabile abilitazione ad una dignitosa attività marinara, hanno sposato ragazze Procidane a sigillo di questa irripetibile e unica esperienza che è ormai annoverata nella “Storia isolana”.
Sono profondamente grata al capitano Tobia Costagliola per il contributo che ha dato a questa ricerca e per aver accettato di concluderla con un suo scritto. Il capitano Costagliola è firma prestigiosa della stampa marittima, brillante autore di profonde riflessioni su vari aspetti del mondo dello shipping, storico, esperto di portualità, convinto sostenitore della tesi che lo stato di salute dei posti di mare e le loro prospettive di sviluppo dipendano in gran parte dai porti. Ed è, prima di tutto, Procidano.
Ringrazio Silverio, Gianco, Enzo, Aniello, Beniamino, Milord per la disponibilità e la sincerità con cui si sono raccontati; ringrazio anticipatamente gli altri vecchi studenti che vorranno contribuire e Admeto Verde, consulente prezioso. (RitaBosso)