Una piccola leggenda per un grande gemellaggio
Pare che verso il IX secolo d.C. i Saraceni (sembra fossero con precisione mori della Siria),nelle loro
scorribande sulla costa tirrenica, non contenti delle razzie che avevano già operato nella zona di
Gaeta, Sperlonga, Terracina, avendo individuato le isole di fronte al Monte Circello come possibile ulteriore
luogo di razzia e di rifugio, pensarono di assalire l’isola Lunata e le vicine; a Ponza, in quel periodo, esisteva
una piccola comunità di abitanti che si stringevano attorno ad un piccolo cenobio o monastero dedicato a
S. Maria i cui monaci benedettini, aiutavano i locali nella coltivazione e nella pesca, gente pacifica, che
abitava le isole da secoli, proveniente dalla costa, dal territorio volsco, dai coloni greci, e dai territori
romanizzati, che mai avrebbero pensato, per la loro povertà e vita tranquilla, di essere oggetto delle mire
dei pirati saraceni che stavano scorrazzando sulle coste e razziando tutto ciò che si poteva, dagli animali, alle
donne ai bambini; per questo, avvertiti in tempo, lo sparuto gruppetto, capeggiato da uno dei monaci ,pare
nell’813, dopo un passato glorioso già per l’isola, si imbarcò di nascosto e raggiunse la costa, portando via
pochissime cose. Rimasero a Ponza alcuni che furono presi come schiavi, compresi i monaci del convento si
S. Maria.
Giunti sulla terraferma si inoltrarono, a piedi, nel territorio di fronte a dove erano sbarcati, cercando di
raggiungere la salvezza e consegnare la loro sorte al pontefice che sicuramente avrebbe dato loro un nuovo
spazio in cui vivere. Pare che il papa assegnasse loro proprio il territorio interno nelle vicinanze dell’abbazia
di Subiaco, su una piccola altura, e sulla strada per Roma, offerta che essi accettarono, insediandovisi, e
rifondando cosi la nuova città a cui diedero, naturalmente, il nome della vecchia, ossia Ponza.
La nuova Ponza ebbe vicende che la videro contesa tra l’abbazia di Subiaco col suo abate Giovanni e un
certo Ildemondo, intorno al 1087, e fu grazie all’intervento di vari papi, che avevano Ponza nel loro
interesse e nel cuore, che essa rimase possesso dell’abbazia sublacense, anche se non sempre in modo
tranquillo, perché spesso ci stavano ribellioni o pro papa o pro abbazia.
Nel 1735 il territorio passò definitivamente sotto la giurisdizione papale e quando nel 1872 divenne parte
del regno d’Italia, cominciarono i problemi per l’omonimia con la mitica isola da cui avrebbe tratto origine e
cosi nel 1891, per regio decreto Ponza in terraferma dovette cambiare nome e venne chiamata Arcinazzo
Romano, con un nome mutuato da un patrizio antico di Subiaco, vissuto nel IV secolo, Narzio che aveva
lasciato alla chiesa e al papa i suoi terreni, e la rocca o arce che stavano alle falde del monte Altuino.
Altri sostengono che, invece, venne preso il nome di una concubina dell’Imperatore Claudio, una certa Arcinia che aveva in quei territori una villa; in effetti i romani in questa zona ci abitavano e ci venivano in
villeggiatura come testimoniato, 6 km prima verso gli altipiani, dai visibili resti di una grandiosa villa
imperiale attribuita a Traiano, ma mi pare una forzatura questa storia.
Lo stemma della Ponza di terraferma, trovato anche nel monastero di santa Scolastica a Subiaco, ci richiama
anche ad un’altra origine ,cioè contenendo esso stemma i tre ponti che sovrastavano numerosi rivi
d’acqua di quel territorio, mostra la possibilità che Ponza, prenda il nome proprio dai tre ponti .
Pure una altra considerazione sulla sua origine pare affermi che il nome derivi dalla famiglia romana
Ponzia che aveva molte terre forse anche li; certo, non sembra da scartare anche questa ipotesi ma a noi piace la storia degli esuli da Ponza e anche ai ponzesi di Arcinazzo romano, che, tra l’altro, continuano a
chiamarsi ponzesi, e a chiamare Ponza il loro paese.
Resta questa una leggenda suggestiva che non avrebbe senso se non ci fosse un briciolo di verità ,e ci piace
immaginare come vera questa storia degli esuli ponzesi che, scappando dai saraceni, trovarono una nuova
patria e che portarono il loro nome ad un territorio chiamato certamente già ponzano cento anni dopo
circa, nel 720 d.C. , quando una “massa Ponzana” venne venduta alla diaconia di S. Eustachio a Roma per 50
soldi bizantini.
Resta però un mistero; è verità storica che nell’813 il monastero di Ponza fu attaccato e distrutto dai mori
come riferisce a Carlo Magno il papa Leone III, ma in quella fuga che sicuramente ci fu, per caso i ponzesi di
mare si portarono dietro le reliquie di san Silverio? Grande ed irrisolta questione, bisognerà studiare bene la
storia della Ponza di terra….
Anna Maria Masci