Racconti dal porto : I conti del Conte

Tutte le estati, di qualche anno fa, faceva la sua comparsa nelle acque di Ponza il “Mau Mau IV”, un fantastico Motor Yacth di oltre 30 metri del Conte Agusta, titolare della casa costruttrice dei noti elicotteri AGUSTA-BELL e della mitica moto MV-AGUSTA. L’imbarcazione da sogno, in genere, sostava una diecina di giorni verso giugno-luglio ed altrettanti verso la fine di agosto principi di settembre.

Il conte Agusta era di casa sull’isola, la sua presenza signorile era sempre discreta e mai invadente. Salvo qualche garbata “reprimenda” che periodicamente faceva all’Amministrazione Comunale di turno, che non riusciva a “costruirgli” l’elisuperfice. Annoso pallino ponzese del nobile fabbricante di elicotteri.

Infatti tutti gli anni arrivava, andava a parlare con il Sindaco, che invariabilmente gli organizzava una riunione con tutti gli assessori.
Il Conte spiegava loro l’importanza di disporre di una superfice attrezzata per l’atterraggio e il decollo di elicotteri civili, quale “volano per sviluppare sull’isola un turismo di grandi magnati dell’industria che avevano necessità di rapidi spostamenti per poter seguire i propri affari sparsi per il mondo, ed allo stesso tempo avere a portata di mano le splendide acque di Ponza”.

La seconda parte della riunione serviva a spiegare al Conte per quale motivo il progetto del’eliporto, ipotizzato nella riunione dell’estate precedente, si era arenato. Poi si aprivano le carte dell’isola e si individuava un’altra area sulla quale progettare la nuova elisuperfice. Il Conte faceva le sue brave raccomandazioni, dava i numeri di telefono dei dirigenti dei vari Ministeri che avrebbero finanziato l’opera, e poi tutti insieme si scendeva al bar Welcom’s per brindare alla prossima costruzione dell’eliporto civile che si sarebbe realizzata durante il successivo inverno.

Ma la struttura – non so per quale motivo – non si riusciva a realizzarla ed il Conte Agusta, per risolvere i suoi problemi, qualche anno dopo si fece costruire un nuovo e più grande Motor Yacth che battezzò “Mau Mau V” che aveva sul ponte più alto una piattaforma per l’elicottero.
Da allora non si parlò più dell’eliporto civile a Ponza.

Pelliccia Raffaele, arrivò a Ponza negli anni ’50: aviere con la qualifica di autista in servizio di leva presso la stazione meteorologica dell’Aeronautica Militare sul Campo Inglese a Ponza. Originario di Casalnuovo, provincia di Napoli, non molto alto, biondino, dalla parola facile e con una naturale predisposizione alla comunicazione, non disgiunta da una certa tendenza ad autoreferenziarsi.

Durante la sua permanenza sull’isola conobbe una bella isolana della famiglia dei Madonna di nome Bruna.
Finito il servizio di leva Pelliccia Raffaele e Madonna Bruna convolarono a nozze e misero su famiglia. Forte della sua esperienza continentale di autista, quando a Ponza le persone che sapevano guidare un’automobile si contavano in poche decine, misero su anche la prima azienda dell’isola di noleggio auto e servizio taxi.
Erano gli anni del boom del turismo, Bruna si interessava del noleggio di alcune Fiat 500 spider e Raffaele guidava una Fiat 600 multipla sulla quale campeggiava la scritta “TAXI n.1″.
Gli affari andavano discretamente e la famiglia cresceva. Nacquero Sante e Antonio, attuale orgoglioso titolare del Taxi n.1.

Tra i tanti Vips clienti di Raffaele Pelliccia (taxi n.1) c’era anche il Conte Agusta.

– ” Il Conte Agusta, ieri come è arrivato mi ha chiamato e si è fatto accompagnare al Comune. Com’è salito sul taxi mi chiesto: Raffaele come stanno i figlioli e la Madonna Bruna?- Quando è sceso mi ha allungato 200.000 lire! Che signorilità, che classe! Una persona importante come lui che s’interessa della famiglia di un tassista! Vabbè che so’ il numero uno… Un vero signore!!! Questi si che so’ clienti!” -Raccontava Raffaele Pelliccia, con malcelato orgoglio e suscitando l’invidia dei conducenti degli altri taxi – che nel frattempo erano diventati una diecina – mentre erano stazionati sulla banchina del porto in attesa dell’aliscafo da Anzio.

Quel luglio del ’77 il “Mau Mau IV” partì per continuare l’estate a Capri, a Lipari e non so dove, senza che il Conte avesse l’opportunità di chiamare altre volte il Taxi n.1.
Venne settembre e, come al solito, il “Mau Mau IV” tornò a far bella mostra di se nella baia di Ponza. Il Conte, come suo costume, ogni tanto faceva rapide puntate presso le sue fabbriche, facendosi prelevare e riportare sull’isola da uno dei sui elicotteri. L’eliporto che era costretto ad usare – in attesa della costruzione di quello civile – era quello militare dell”aeronautica in località Campo Inglese a circa 4 Km dal porto.
Pelliccia e il suo Taxi n. 1, provvedevano ad accompagnarlo e a riprenderlo.

Prima o poi le vacanze finiscono anche per i conti.
Venne il giorno che il Conte Agusta si fece accompagnare sul Campo Inglese per imbarcarsi sull’elicottero che lo avrebbe riportato definitivamente in città. Il “Mau Mau IV”, come sempre, sarebbe rientrato alla base invernale, con l’equipaggio e qualche ospite che aveva ancora qualche spicciolo di ferie da “spendere”.
Pelliccia e il suo n. 1, provvedono all’ultimo trasporto di quell’estate.

Fine delle vacanze, anche i Conti fanno i conti!

– “Pelliccia, la tua tariffa è sempre 20.000 lire ?” – domandò il Conte prima d’imbarcarsi sull’elicottero, che stava già riscaldando i motori.
– ” Si, signor Conte.” – rispose Pelliccia, già pregustando il piacere d’incassare tutte le corse di settembre che il Conte non aveva ancora saldato.
– ” Allora sono otto corse, giusto?” – domandò il Conte, guardando su un fogliettino sgualcito che aveva tirato fuori dalla tasca dei pantaloni bianchi.
– “Certo signor Conte, se lo dice lei…” – rispose Pelliccia facendo il finto tonto.
– “Bene, considerato anche la corsa di luglio, fanno nove…! Raffaele, dammi 20.000 e siamo pari con le 200.000 che ti ho dato a Luglio! – disse il Conte. Pelliccia, che aveva già allungato la mano per incassare, rimase per un attimo con la bocca aperta, ma poi trovò la forza di pronunciare: -“Buon viaggio signor conte, all’anno prossimo”.
Il conte vide la mano protesa di Pelliccia, gliela strinse e sorridendo disse:- “Grazie, si va bene all’anno prossimo, ma si ricordi che le ho lasciato un acconto di 20.000 lire”.

 

franco schiano

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