di Rita Bosso –
Il 30 maggio 1768 viene posta la prima pietra del complesso edilizio noto come Porto di Ponza; Rosanna Conte precisa che si tratta in realtà di uno scoglio, ed è infatti naturale che la costruzione inizi dalla scogliera a protezione dai venti del primo quadrante.
Resta al momento irrisolto il problema di fondo: la prima pietra/scoglio proveniva dalla Scarrupata o dal Fieno?
Tant’è: la posa della prima pietra è, per convenzione, l’atto di nascita di un’opera monumentale la cui realizzazione non è scevra dalle lungaggini e dalle ruberie che, ai nostri giorni, caratterizzano i lavori pubblici. Se volete approfondire questo aspetto, leggete Viaggio alle isole borboniche ne: I Racconti del Porto.
A Napoli il ministro Bernardo Tanucci gongola: finalmente si realizza un’opera a cui tiene tantissimo. Perché si costruisce? Per chi? Una risposta la troverete… ne I Racconti del Porto, naturalmente!
Quel toscanaccio di Tanucci gongola anche per un altro motivo: è riuscito ad assegnare la progettazione a un maggiore del Genio Militare, un escamotage per escludere l’archistar Carlo Vanvitelli, in voga ai tempi di re Carlo e fortemente protetto dalla regina Amalia. Il contenzioso tra il ministro e la famiglia Vanvitelli è storia vecchia, si colora anche di piccole, squallide scaramucce come la mancata assegnazione della carbonella per il braciere all’ufficio del capostipite Luigi Vanvitelli, che è costretto “a supplicare Vostra Eccellenza a volersi degnare, che siami somministrata com’agli altri la conceduta carbonella, mentre con ogni rispetto ossequiosissimo sono di Vostra Eccellenza
Umil.mo Dev.mo Oblig.mo Servitore
Luigi Vanvitelli”
La missiva è del 14 settembre 1756; tre anni dopo re Carlo e la regina Maria Amalia lasciano Napoli e diventano sovrani di Spagna. Tanucci assume la reggenza; finché resta al potere, ostacola in ogni modo la prosecuzione delle opere progettate dal Vanvitelli e arriva al punto di proporre una supervisione agli ingegneri del Genio Militare. L’architetto, risentito, gli scrive che gli esperti ai quali il ministro intende rivolgersi avevano escluso la possibilità di convogliare le acque del Taburno a Caserta; se avesse dato loro retta, non avrebbe realizzato né la reggia né l’Acquedotto Carolino e conclude: “Or qual parere da questi io potrei giammai ricavare?”
Nei resoconti mensili che invia a Madrid, Tanucci mai tralascia di sparlare del Vanvitelli: scrive che sta pochissimo a Caserta, con sollievo dei casertani che non ne sopportano il temperamento iracondo (17 marzo 1761); che trascura l’acquedotto perché oberato da lavori di privati; che è incontentabile e chiede di continuo soldi e onorificenze (31 maggio 1763). Nei resoconti di qualche anno più tardi, Tanucci definirà invece Winspeare “ottimo e onesto”.
Di storia del Porto, di storie e di storielle parleremo sabato 15 settembre, tra una fetta di torta e un bicchiere di vino.
Comunque la pensiate, siete i benvenuti.
Che siate neo-borbonici, post-medicei, filo-papalini, pro-garibaldini o briganti di ritorno, radical chic o radicali liberi, ipertesi o ipoglicemici, sicuramente siete amici del festeggiato, dunque accomodatevi: nessuno di noi e di voi ha la verità in tasca, confrontarci sarà bello e utile per tutti.
Vi aspettiamo alle 18 al BLUEMOON, abbascio Mamozio.