La loggia del Giudicato

Corso Principe di Napoli e palazzo del Giudicato

di Rita Bosso –

La storia dei Bancherrotta ha risvegliato i ricordi degli abitanti del Giudicato.

Loggia del Giudicato

Ecco l’ala destra del palazzo, a cui il racconto di Gianfranco Trombetta si riferisce.
Dalle  prime due porte si entrava nell’abitazione dei Mazzella-Bancherrotta; nella seconda stanza veniva allestito il famoso presepe di Bancherrotta.
Nella terza casa viveva la famiglia Iacono; Giuseppe possedeva un cutter, come Silverio Mazzella.
Le ultime due porte immettevano alla casa in cui viveva – e dove trascorre tuttora le vacanze- Edda Esposito, con i genitori e le sorelle; la madre Miliuccia (Emilia Bonlamperti) aveva la bottega e il forno su corso Pisacane, a destra del portone di Pascarella.
Edda ricorda: “Era una bottega antica; prima di noi c’era la signora Cannetella. A fianco c’era il circolo del Fascio, di un certo Biagino; tra i due locali c’era una porta che una volta fu sfondata per rubare nella nostra  bottega.”

Iva Aversano, cugina di Edda, ricorda che la loggia era animatissima.
“Tutti i bambini del quartiere si radunavano qui: c’erano Olimpia Iacono, Franco De Luca, le bambine della famiglia denominata Barbaresca, io, mia sorella Paola. Ricordo i festeggiamenti per il matrimonio di Lina, la sorella di Luigi Ambrosino. Quando diventammo più grandi, la domenica andavamo al cinema Primo, a via Corridoio; non ci andava di fare la fila così, affacciati al muretto della loggia, aspettavamo che tutti fossero entrati; all’ultimo momento percorrevamo di corsa le due rampe di scale e entravamo, un attimo prima che le luci si spegnessero in sala.”
La foto seguente ritrae Francesca Iacono e Silverio Musella, che si sposano nel gennaio 1948.

Sposi Musella-Iacono

Via Umberto; a destra è il palazzo del Giudicato

Il nome “Giudicato” nulla ha a che vedere con la torre omonima, a pianta circolare, presumibilmente collocata alle spalle dell’attuale caserma dei carabinieri, che andò distrutta nel XVII secolo; è legato invece al fatto che nel palazzo aveva sede la “Vecchia Pretura”.
La foto seguente mostra la strada che portava alla pretura durante il fascismo; si notano la garitta e la rampa a gradoni. Di fronte alla pretura si trovava il carcere.Salendo al carcere

Dal punto di vista architettonico, il palazzo del Giudicato non sembra avere caratteristiche particolari: è un grande edificio che si sviluppa su tre piani e, via via che si sale, si restringe.
Le unità del primo livello hanno l’ingresso su via Corridoio, quelle del secondo livello su via Umberto, quelle del terzo dalla loggia. Queste ultime, prima che venissero ristrutturate,  erano costituite dalle classiche due stanze a pianta quadrata, “una dentro l’altra”, voltate; chissà per quale motivo, la stanza d’ingresso aveva la copertura a botte, l’altra aveva copertura a crociera.

L’ingresso della scala da via Corridoio
L’aspetto più interessante sembra essere la scala che attraversa il palazzo e mette in comunicazione via Corridoio con via Umberto: ricavata in una proprietà privata ma ad uso pubblico.

Rita Bosso –

 

 

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