di Rita Bosso
Dell’arrivo di Mussolini a Ponza, della permanenza, della partenza improvvisa dopo dieci giorni è stato scritto tanto. Dai Diari di Nenni alla piece teatrale Confinati a Ponza, portata in scena da Francesco Cordella, passando attraverso le tante narrazioni sul confino, mai manca un accenno al paradosso di Mussolini prigioniero nell’isola che egli stesso aveva destinato a carcere. Inevitabilmente viene citata la lettera che l’ex duce indirizzò al parroco Dies.
Sospetto che la lettera contenga ben più che la richiesta di celebrare una messa.
Tocca dunque rileggerla, analizzandone ogni rigo.
Il primo rigo reca luogo e data: usava così, quando ancora si scrivevano lettere.
Per ventuno anni l’Italia intera, dagli scolari agli impiegati ai ministri, ha usato il formato imposto da Mussolini: luogo-giorno-mese-anno in cifre romane, assumendo come anno zero la data della marcia su Roma (1922), inizio dell’era fascista.
Mussolini avrebbe dovuto scrivere “Ponza, 5 agosto anno XXI E.F.” anziché “Ponza, 5 agosto 1943”.
L’anomalia non sfugge al parroco Dies, che commenta: “La lettera Ponziana è l’atto di morte del Fascismo scritto dal suo fondatore. Prova ne è la data.”
Gli eventi successivi dimostrano che Mussolini non ha mai considerato morto il fascismo; tuttavia, egli rinuncia alla data fascista in uno scritto privato, diretto a un prete di sicura fede fascista.
Dies, al pari di ogni altro italiano, è abituato alla data scritta in formato fascista, infatti nota l’anomalia e ne dà una spiegazione. Nel resto del mondo la stringa di tre caratteri -due X e un’asta- risulta priva di significato; se si dovesse fare una sintesi veloce del documento (necessaria in tempi in cui non si trasmettono fax, mail ecc.) XXI potrebbe essere considerato uno scarabocchio privo di significato e verrebbe omesso.
E’ abbastanza naturale chiedersi: Chi è il destinatario della lettera?