Aniello nasce a Ponza il 15.11.1931 sposato con Giuseppina, padre di Gino e Claudio, oggi pensionato; durante il suo periodo lavorativo è stato un grande pescatore di aragoste e corallo.
La sua passione per il mare nasce quando era ancora un bambino di circa 6 anni allorchè il nonno Aniello – anch’esso pescatore provetto – lo portò a pescare le aragoste con le nasse . Oltre alla passione per la pesca il nonno trasmise al nipote – che portava il suo nome, com’era usanza rigorosa dell’epoca – anche un notevole bagaglio di conoscenze ed esperienze, insieme a un grande spirito di sacrificio di cui è fatto il lavoro del pescatore. Non a caso si dice: L’arte i tata è mezza ‘mparata. L’arte del padre è mezza imparata.
Aniello cominciò quindi giovanissimo il mestiere di pescatore, parliamo degli anni 40/50. Aveva solo 15 o 16 anni quando andò la prima volta in Sardegna, nell’isola di Tavolara, già da leader: era il capo pesca responsabile di 4 marinai.
Nel 1954 fece costruire dal cantiere Gennaro Aprea il Sant’Aniello, un bel gozzo ponzese che ristrutturato di recente è utilizzato per il diporto. Nel 1966 fece costruire dal cantiere F.lli Scipione di Formia una barca più grande, che battezzò Gino come il figlio.
La stagione della pesca iniziava dopo aver festeggiato S. Silverio a Le Forna, l’ultima domenica di febbraio, e il rientro a Ponza avveniva generalmente in novembre e comunque prima di Natale.
La giornata di lavoro iniziava alle 4/5 del mattino e si protraeva fino alle 18 e, a volte, anche alle 20/21.
Il corallo veniva pescato con un attrezzo a forma di croce del peso di 150/200 kg che in gergo si chiamava l‘ingegno, ad esso venivano legate delle reti, i rezzenielli . L’ingegno, strofinando sugli scogli corallini faceva cadere i schiante (i rami) di corallo che venivano catturati dai rezzenielli. All’epoca non vi erano limiti alla quantità di corallo da pescare: c’erano giorni che si pesavano solo pochi kg, ma c’erano altri in cui si giungeva a pescare anche diverse decine di chili. Alla fine della stagione si parlava di quintali di corallo. Poi negli anni 80, vennero introdotte varie limitazioni fino al divieto di pesca, che rimase praticabile solo per i sub.
Le zone di pesca riguardavano tutti i mari di Sardegna in lungo e in largo e per 60 anni, Aniello Romano ha sempre pescato prima le aragoste e poi il corallo . La sua abilità consisteva nel riconoscere lo scoglio che aveva una buona quantità di corallo. Oggi Aniello ha quasi 87 anni, da qualche anno – a seguito di una caduta sull’adorata barca – la sua salute non è più quella di una volta, ma con la mente lucida ripercorre con nostalgia i tempi in cui in tutta la Sardegna – per il suo intuito a riconoscere gli scogli ricchi di corallo – era conosciuto come “La volpe del mare “.
fs